Eurogruppo sulla Grecia. Subito sospensione e rinvio

Eurogruppo sulla Grecia. Subito sospensione e rinvio

Ore 19.00 L’Eurogruppo è stato sospeso. Al tavolo il presidente olandese, Jeroen Dijsselbloem, ha presentato una bozza che parla esplicitamente di “continuazione” e “estensione” del vecchio programma. La delegazione greca, guidata dal ministro delle finanze Yanis Varoufakis, l’ha dichiarata “inaccettabile e irrazionale”. Non si sa, per il momento, se la riunione riprenderà più tardi o se è tutto rinviato a venerdì.

Ore 19.40 Ultimatum dell’Eurogruppo alla Grecia: ha tempo fino a giovedì per decidere se chiedere l’estensione del programma, in modo da poter avere un Eurogruppo straordinario venerdì che possa valutare la sua richiesta. Lo ha detto il presidente Jeroen Dijsselbloem. “L’estensione è l’unica strada”, ha affermato il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici.

A questo punto, a meno di drastici quanto imrobabili voltafaccia, ogni ipotesi di compromesso è saltata. O la Grecia si piega, senza contrattare più nulla, o salta la costruzione europea. Che rivela d’essere una gabbia particolarmente rigida, e quindi stupida. Al punto che anche una prospettiva onestamente riformista risulta essere intollerabile quanto un’insurrezione.

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Ancora prima di cominciare la riunione, dai protagonisti dell’Eurogruppo (il consiglio dei ministri economici dell’eurozona) trasudava scetticismo. Tanto da far parlare subito di una nuova riunione questo venerdì.

Chi si fa un’opinione sulle dichiarazioni di questo o quel ministro difficilmente potrà azzeccare il risultato finale. Quelle dichiarazioni, infatti, sono tutte fate a fini interni (nazionali, insomma) oppure come minaccia  da mettere sul tavolo della trattativa.

Tutto normale, tutto come sempre? Pare di no. In questi giorni tra un Eurogruppo e l’altro (appena cinque giorni, dall’11 febbraio) gli sherpa (i collaboratori dei ministri delle finanze) hanno proseguito l’esame delle rispettive proposte, cercando di trovare qualche punto di contatto da cui partire per costruire un compromesso potabile per tutti (da un lato i 18 paesi schierati ufficialmente con la Germania, dall’altra Atene). Ma non sembra l’abbiano trovato.

Le distanze non potrebbero essere più grandi: per i funzionari dell’Unione Europea, infatti, è difficile immaginare come possa il governo di Atene mantenere le promesse elettorali e, allo stesso tempo, “soddisfare” le controparti.

Ma ci sono anche problemi immediati sul tavolo. Il 28 di questo mese scade il programma “di sostegno”, e dovrebbe in teoria partire l’ultima tranche di crediti verso Atene. Che ha dichiarato di non volerla, anche perché andrebbe quasi tutta a compensare le banche tedesch e francesi, pur risultando alla fine a carico delle finanze greche.

Al contrario, Atene vorrebbe quel miliardo e 900 milioni guadagnati dalla Bce comprando e vendendo titoli di stato greci;  ed eventualmente un “prestito-ponte”, da qui all’autunno, per avere il tempo materiale di presentare proposte più articolate.

L’agenzia Reuters è in queste ore prodiga nel riportare “voci” riferite da fonti interne al palazzo di Bruxelles.

“Il risultato migliore che si potrà ottenere stasera sarebbe un accordo per proseguire la discussione tecnica alla ricerca di un terreno comune per poi riprendere la questione tra qualche giorno. Ma i Paesi dell’eurozona potrebbero anche dire che non ci sono i presupposti per proseguire”.

Chiusura totale da parte della Ue, insomma, mentre il governo Tsipras ha ovviamente necessità di segnare qualche punto sostanziale, non solo di facciata o lessicali (tipo chiamare la Troika in un altro modo). Le manifestazioni di piazza, in Grecia, a sostegno del governo sono anche un vincolo serio a margini di mediazione inaccettabili. E’ una constatazione che in Italia risulta più difficile, abituati come siamo – tutti – a vedere nei governanti dei personaggi da operetta che  prendono decisioni nelle “segrete stanze”, senza curarsi minimamente dell’opinione popolare o almeno dei propri sostenitori.

 

I negoziati del week-end alla ricerca di un punto di convergenza tra la Grecia e i suoi creditori sono stati infruttuosi: “Non ci sono stati progressi rilevanti perché da parte greca si sono mostrati completamente impreparati”, ha detto la prima fonte.

In molti, a Bruxelles, avevano interpretato una dichiarazione di Tsipras sulla volontà di rispettare il 70% degli impegni sottoscritti dalgoverno precedente come un ammorbìdimento drastico delle posizioni elleniche- Ma, al tavolo, “Non c’è accordo su cosa questo 30% e questo 70% dovrebbero essere”, ha detto la seconda fonte. “Le questioni principali sono la riforma del lavoro, con gli impegni del nuovo governo di aumentare il salario minimo e le pensioni, e la sua riluttanza alle privatizzazioni”. Ovvero gli impegni presi con gli elettori.

 

In fondo, si lamenta la fonte, i greci “Non hanno nemmeno preso in considerazione il programma attuale”. Anzi, al tavolo avrebbero spiegato che non abrebbero accettato “la continuazione dell’attuale pacchetto di salvataggio”.

Con queste premesse, la serata si annuncia lunga. O brevissima.

Roma. In corteo sfila il problema, non la soluzione

Roma. In corteo sfila il problema, non la soluzione

Roma oggi ha ospitato la manifestazione per la Grecia, un corteo ha sfilato da Piazza Indipendenza al Colosseo. Ma la partecipazione è stata indubbiamente inferiore sia alle aspettative dei promotori – l’appello Cambia la Grecia, cambia l’Europa – sia alle necessità di mettere a valore quanto accaduto in Grecia rispetto ai progetti antipopolari dell’Unione Europea. Cinquemila persone, nei momenti di massima estensione del corteo, sono decisamente un flop per una manifestazione nazionale che ha visto le adesioni di Cgil, Fiom, Arci e di tutti i partiti della sinistra, radicale e non, e di pezzi del Pd.
Si è confermata in modo visibile quella divaricazione tra l’importanza e l’empatia per la posta in gioco apertasi in Grecia con la rappresentazione che ne dà in Italia un ceto politico ormai estenuato dalle responsabilità che ne marchiano il recente passato. Testimonianza di questa contraddizione era una testa del corteo riempita da notabili della sinistra e della Cgil, Camusso inclusa, una immagine ben diversa da quella di chi vorrebbe vedere soffiare in Italia un vento e una generazione politica nuova come avvenuto in Grecia e Spagna.
Una rappresentazione plastica che un movimento politico e sociale che possa sintonizzarsi con l’opposizione reale ai diktat della Troika, deve in qualche modo sbarazzarsi di quelli che rappresentano il problema e non soluzione.

L’unico spezzone giovanile del corteo era quello dei centri sociali dell’area ex disobbedienti, il quale alla fine della manifestazione al Colosseo ha proseguito fino a via IV Novembre dove c’è la sede in Italia dell’Unione Europea. Lo spezzone, di circa duecento persone è stato però bloccato prima di arrivare agli uffici della Ue da un imponente schieramento di polizia. E’ volato qualche fumogeno sugli agenti schierati in via IV Novembre ma tutto è finito lì.

Poco prima della partenza del corteo, lo spezzone di Ross@ con lo striscione “Con i conflitti sociali, rottura dell’Unione Europea”, si è diretto verso la vicina ambasciata tedesca, anch’essa presidiata in forze da polizia e carabinieri, dove ha effettuato un “lancio delle cravatte”, in spregio a quella avvelenata che Renzi ha regalato a Tsipras e a richiamare e denunciare quei “cravattari” che strozzano la gente – o i paesi in questo caso – alle prese con i debiti.

Il corteo animato solo da un pò di musica e qualche raro intervento dai vari camioncini con amplificazione, si è snodato per le strade della capitale per concludersi al Colosseo con alcuni interventi. Toni e contenuti decisamente al di sotto di una analisi adeguata delle questioni aperte dal No della Grecia all’austerità e alla Troika. Gli obiettivi “riformisti” nel senso migliore della parola messi in campo dal nuovo governo greco, non troveranno spazio di soluzione dentro l’apparato politico e istituzionale costruito dalle classi dominanti attraverso l’Unione Europea e il suo sistema di trattati. La rottura di questi apparati è dunque dentro le cose. Prima se ne diventa consapevoli anche in Italia e prima si può mettere in marcia un processo reale di ricomposizione e conflitto sociale che faccia della lotta contro l’austerità non uno slogan depotenziato ma un movimento reale che impugni una alternativa anticapitalista all’Unione Europea e ai governi che ne sono espressione. Manifestazioni come quella di oggi dimostrano nei numeri e nella rappresentazione politica espressa che non è questa la strada da perseguire. E nessuno dica che non ci sono altre proposte sul campo, il problema resta la scelta tra rottura e subalternità.

Le foto del corteo, nel servizio di Patrizia Cortellessa:

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Tsipras è la soluzione, non il problema

di Paolo Ferrerocomunicati stampa

«Gli attacchi di molte testate giornalistiche a Tsipras la dicono lunga sull’incomprensione della situazione europea: tutti parlano male dell’austerità ma molti sono pronti a spargere paura quando finalmente si affaccia qualcuno che è contro l’austerità non solo a chiacchiere. Tsipras infatti non è il problema ma la soluzione e la vittoria di Syriza nelle elezioni greche apre la possibilità di uscire dalle politiche di austerità, mettendo finalmente in un angolo le folli ricette della Merkel che stanno portando alla rovina l’Europa. Le proposte di Tsipras sono puro buon senso: si tratta di far funzionare la Banca Centrale Europea come funziona la Federal Reserve degli Stati Uniti, mettendo così fuori gioco la speculazione e si tratta di attuare un New Deal Europeo che crei milioni di posti di lavoro, come fece Roosevelt negli Usa per combattere la grande depressione. L’Italia, come la Francia, la Spagna, il Portogallo avrebbero tutto da guadagnare dall’applicazione delle proposte di Tsipras e anche l’apparato produttivo della Germania – che ha il 60% delle sue esportazioni in Europa – non ne sarebbe certo danneggiata».

PAOLO FERRERO
Segretario nazionale di Rifondazione Comunista